andrea mantegna

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Andrea Mantegna (n. 1431 pe Isola Mantegna -iniial Isola di Carturo- de lng Padova - d. 13 septembrie 1506 n Mantova) a fost unul din cei mai importani pictori i gravori al Quattrocento-ului din Italia de Nord. nsemnat este contribuia sa la crearea spaiului compus n perspectiv.

[modificare] Viaa

Hristos mort, Pinacoteca di Brera, Milano Primele mrturii despre viaa artistului se datoreaz lui Giorgio Vasari, care i pomenete anul naterii n "Viaa celor mai ilutri pictori, sculptori i arhiteci" din 1550. Conform istoricului florentin, Andrea a fost fiul unui tmplar cu numele Biagio de pe Isola di Craturo i a dat dovad nc din copilrie de un talent deosebit la pictur i desen. Mantegna a fost, ncepnd cu anul 1441, ucenic n atelierul padovan al lui Francesco Squarcione[1], unul din pictorii importani ai renaterii timpurii din Italia de Nord cu dovedite preocupri arheologice. Aici Mantegna are prilejul s copieze multe replici de sculpturi antice, executate n ghips, precum i picturi ale artitilor contemporani toscani i romani. Tnrul artist este influenat mai ales de operele lui Donatello i Paolo Uccello din Padova. Surse contemporane pomenesc faptul c Mantegna ar fi executat deja la aptesprezece ani tabloul altarului principal al bisericii Sfnta Sofia din Padova[2], oper care nu a dinuit timpului. n anul 1448 izvoarele menioneaz activitatea artistului ntr-un atelier independent, alturi de foti colaboratori padovani ai lui Filippo Lippi. Acest atelier picteaz frescele capelei Ovetari din biserica Eremitani din Padova, care ilustreaz vieile sfinilor Iacob[3] i Cristofor. Dup moartea colaboratorului su Niccol Pizzolo n 1453 Mantegna continu singur lucrrile, pn n 1459. Aceste fresce au fost n mare parte distruse ntrun bombardament din anul 1944. Scenele din ciclul sfntului Iacob relevau un spaiu compus perfect din punct de vedere al perspectivei i foloseau n mod consecvent racursiurile, ceea ce denot interesul artistului pentru sculptura i arhitectura antichitii. Frescele sale sunt considerate drept primele opere de vrf ale Renaterii din Italia de Nord. Ele continu evoluia protorenaterii florentine i dovedesc influenele unei cltorii la Veneia, unde Mantegna avusese ocazia s vad operele lui Andrea del Castagno i Jacopo Bellini. De cel din urm el este legat de o legtur de prietenie,

transformat apoi n una de rudenie; n 1454 artistul se cstorete cu o fiic a lui Bellini. La rndul su, Mantegna i va influena pe Gentile i Giovanni Bellini, fiii lui Jacopo. O edere la Veneia este dovedit de altarul bisericii S. Zeno din acest ora, executat de Mantegna ntre anii 1458 i 1459[4]. n aceast oper apare pentru prima oar n arta Italiei de Nord tema Sacrei Conversaii. n 1459 Mantegna se mut la Mantova, unde este numit pictor al curii de Gonzaga. Timp de cinci decenii el este cel mai important artist mantovan i este copleit de onoruri i comenzi de lucru. O deosebit preuire pentru opera sa o dovedete ducele de Gonzaga atunci cnd i acord lui Mantegna titlul de conte. Printre operele sale principale de la Mantova se numr frescele din Camera degli Sposi n Palatul Ducal, finisate n 1474, decoraiile capelei ducale (1460-64), dou versiuni ale temei Hristos mort, Moartea Mariei i Sfntul Gheorghe.

Andrea Mantegna (Isola di Carturo, 1431 Mantova, 13 settembre 1506) stato un pittore e incisore italiano. Si form nella bottega padovana dello Squarcione, dove matur il gusto per la citazione archeologica; venne a contatto con le novit dei toscani di passaggio in citt quali Fra Filippo Lippi, Paolo Uccello, Andrea del Castagno e, soprattutto, Donatello, dai quali impar una precisa applicazione della prospettiva. Mantegna si distinse infatti per la perfetta impaginazione spaziale, il gusto per il disegno nettamente delineato e per la forma monumentale delle figure. Il contatto con le opere di Piero della Francesca, avvenuto a Ferrara, marc ancora di pi i suoi risultati sullo studio prospettico tanto da raggiungere livelli "illusionistici", che saranno tipici di tutta la pittura nord-italiana. Sempre a Ferrara, pot conoscere il patetismo delle opere di Rogier van der Weyden rintracciabile nella sua pittura devozionale; attraverso la conoscenza delle opere di Giovanni Bellini, di cui spos la sorella Nicolosia, le forme dei suoi personaggi si addolcirono, senza perdere monumentalit, e vennero inserite in scenografie pi ariose. Costante in tutta la sua produzione fu il dialogo con la statuaria, sia coeva sia classica. Giulio Carlo Argan evidenzia come la pittura mantegnesca si caratterizzi per la sua evocazione di immagini dell'antichit classica. Mantegna il primo grande "classicista" della pittura. La sua arte pu essere definita un "classicismo archeologico".[1]

Indice[nascondi]

1 Biografia o 1.1 Origini o 1.2 Formazione a Padova o 1.3 L'indipendenza o 1.4 La Cappella Ovetari, prima fase o 1.5 A Ferrara o 1.6 La Cappella Ovetari, seconda fase o 1.7 Polittico di San Luca o 1.8 La Pala di San Zeno o 1.9 Mantegna e Giovanni Bellini o 1.10 Verso Mantova o 1.11 Pittore di corte a Mantova o 1.12 La Cappella del Castello di San Giorgio o 1.13 La Camera degli Sposi o 1.14 Viaggi in Toscana o 1.15 Sotto Federico I Gonzaga o 1.16 Sotto Francesco II Gonzaga o 1.17 I Trionfi di Cesare o 1.18 Il soggiorno romano o 1.19 Anni novanta o 1.20 Madonna della Vittoria o 1.21 Pala Trivulzio o 1.22 Lo Studiolo di Isabella d'Este o 1.23 Le grisaglie o 1.24 La produzione estrema o 1.25 La morte 2 Le fattezze di Mantegna 3 Elenco delle opere o 3.1 Dipinti 3.1.1 Formazione 3.1.2 Sotto Ludovico Gonzaga 3.1.3 Sotto Federico Gonzaga 3.1.4 Per Francesco II e Isabella 3.1.5 Ultimi anni 3.1.6 Opere di attribuzione incerta o 3.2 Disegni 3.2.1 Autografi 3.2.2 Di attribuzione incerta o 3.3 Incisioni 3.3.1 Autografe 3.3.2 Di attribuzione incerta o 3.4 Scultura o 3.5 Tarocchi del Mantegna 4 Note

5 Bibliografia 6 Voci correlate 7 Altri progetti

Biografia [modifica]Origini [modifica]Andrea Mantegna nacque nel 1431. La data si ricava dall'iscrizione: "ANDREASMANTINEA PAT. AN. SEPTEM ET DECEM NATUS SUA MANU PINXIT M.CCCC.XLVIII"

("Andrea Mantegna, diciassettenne, mi dipinse nel 1448") copiata nel 1560 da Bernardino Scardeone sulla pala, perduta, di un altare della chiesa padovana di Santa Sofia) da Biagio, falegname e originario di Isola di Carturo, un borgo nei pressi di Padova, ma che all'epoca era sotto il contado vicentino. Le poche notizie sulle sue origini le definiscono "d'umilissima stirpe". Da giovanissimo si sa che Andrea fece il guardiano di bestiame nella campagna attorno al suo paese[2].

Formazione a Padova [modifica]

San Marco (1448) Giovanissimo, gi nel 1441 citato nei documenti padovani come apprendista e figlio adottivo dello Squarcione; verso il 1442 si iscrive alla fraglia padovana dei pittori, con l'appellativo di "fiiulo" (figlio) di Squarcione. Il trasferimento venne sicuramente facilitato dalla presenza in citt di Tommaso Mantegna, fratello maggiore di Andrea, che aveva fatto una discreta fortuna come sarto, ed abitava nella contrada Santa Lucia, dove visse anche Andrea[2]. Successivamente il pittore inizi ad abitare presso la bottega di Squarcione, lavorando esclusivamente per il padre adottivo, che con l'espediente dell' "affiliazione" era solito garantirsi una manodopera fedele e a basso costo[3].

Secondo i contratti stipulati da Squarcione con i suoi allievi, nella sua bottega si impegnava a insegnare: costruzione prospettica, presentazione di modelli, composizione di personaggi e oggetti, proporzionamento della figura umana, e altro. Probabilmente il suo metodo d'insegnamento consisteva nel far copiare frammenti antichi, disegni e quadri di varie parti d'Italia soprattutto toscani e romani, raccolti nella sua collezione, come dice il Vasari nella vita del Mantegna: lo esercit assai [a Mantegna] in cose di gesso formate da statue antiche, et in quadri di pitture, che in tela si fece venire di diversi luoghi, e particolarmente di Toscana e di Roma. Di questa collezione non si sa niente, ma si pu presumere che ne facessero parte medaglie, statuette, iscrizioni antiche, calchi in gesso e qualche pezzo di statue forse direttamente dalla Grecia (dove il maestro si era forse recato di persona negli anni venti), tutte opere frammentarie che venivano prese singolarmente per il loro vigore, decontestualizzandole e riaccostandole arbitrariamente. A Padova Mantegna trov inoltre un vivace clima umanistico e pot ricevere un'educazione classica, che arricch con l'osservazione diretta di opere classiche, delle opere padovane di Donatello (in citt dal 1443 al 1453) e la pratica del disegno con influssi fiorentini (tratto deciso e sicuro) e tedeschi (tendenza alla rappresentazione scultorea). La sensibilit verso il mondo classico e il gusto antiquario divennero presto una delle componenti fondamentali del suo linguaggio artistico, che si port dietro durante tutta la carriera[2]. Nel 1447 visit Venezia con lo Squarcione.

L'indipendenza [modifica]La permanenza di Mantegna presso la bottega dello Squarcione dur sei anni. Nel 1448 si liber definitivamente della tutela del padre adottivo, intentando anche una causa contro di lui, per avere un risarcimento in denaro per opere eseguite per conto del maestro. In quello stesso anno si dedic a una prima opera indipendente: la pala, andata distrutta nel XVII secolo, destinata all'altare maggiore della chiesa di Santa Sofia. Si trattava di una Madonna col Bambino in sacra conversazione tra santi, probabilmente ispirata all'altare della basilica del Santo di Donatello. Di quei primi anni ci pervenuto un San Marco, firmato e datato 1448, e un San Girolamo, del quale restano anche alcuni studi su carta.

La Cappella Ovetari, prima fase [modifica]

San Giacomo va al martirio, cappella Ovetari

Martirio di san Giacomo, cappella Ovetari Sempre del 1448 la firma del contratto da parte del fratello Tommaso Mantegna, quale tutore di Andrea ancora "minorenne", per la decorazione della cappella della famiglia Ovetari nella chiesa degli Eremitani a Padova. L'opera, in parte distrutta durante la seconda guerra mondiale, era affidata a un team eterogeneo di pittori, dove gradualmente spicc la personalit di Mantegna, capace anche di affinare la propria tecnica. Mantegna inizi a dipingere dagli spicchi del catino absidale, dove lasci tre figure di santi, ispirati a quelli di Andrea del Castagno nella chiesa veneziana di San Zaccaria. In seguito si dedic probabilmente alla lunetta della parete sinistra, con la Vocazione dei santi Giacomo e Giovanni e la Predica di san Giacomo, completati entro il 1450, per poi passare al registro mediano. Nella lunetta la prospettiva mostrava ancora qualche incertezza, mentre nelle due scene sottostanti essa appare invece ormai ben dominata. Il

punto di vista, centrale nel registro superiore, pi abbassato nelle scene sottostanti e unifica lo spazio dei due episodi, con il punto di fuga di entrambe le scene impostato sul pilastrino centrale dipinto. Aumentano nelle scene successive gli elementi tratti dall'antico, come il maestoso arco trionfale che occupa due terzi del Giudizio, a cui vanno aggiunti medaglioni, pilastri, rilievi figurati e iscrizioni in lettere capitali[4], derivati probabilmente dall'esempio degli album di disegni di Jacopo Bellini, il padre di Gentile e Giovanni. Le armature, i costumi e le architetture classiche, a differenza dei pittori "squarcioneschi", non erano semplici decorazioni di sapore erudito, ma concorrevano a fornire una vera e propria ricostruzione storica degli eventi. L'intenzione di ricreare la monumentalit del mondo antico arriva a dare alle figure umane una certa rigidit, che le faceva apparire come statue[5]. Nel 1449 sorsero i primi contrasti tra Mantegna e Nicol Pizzolo, con il primo citato in giudizio dal secondo a causa delle continue interferenze nell'esecuzione della pala della cappella. Ci comport una redistribuzione da parte dei committenti del lavoro tra gli artisti. Probabilmente per questi contrasti Mantegna sospese il suo lavoro e visit Ferrara. In ogni caso il cantiere si arrest nel 1451 per mancanza di fondi.

A Ferrara [modifica]L'impegno nella cappella Ovetari non impediva al pittore di accettare anche altri incarichi, cos nel maggio 1449, approfittando di una fase di stallo, si rec a Ferrara, al servizio di Leonello d'Este. Qui realizz un'opera perduta consistente in un doppio ritratto, magari un dittico, raffigurante da un lato Leonello e dall'altro il suo camerlengo Folco di Villafora. Non certo quanto tempo il pittore si trattenne alla corte ferrarese, comunque indiscusso che qui ebbe modo di vedere i dipinti di Piero della Francesca e dei fiamminghi che il duca collezionava. Forse incontr lo stesso Rogier van der Weyden, che lo stesso anno si trovava in Italia, fermandosi anche nella corte estense. Nel 1450-1451 Mantegna torn a Ferrara, al servizio di Borso d'Este, per il quale dipinse un'Adorazione dei pastori, dove si coglie gi una maggiore attenzione alla resa naturalistica della realt derivata dall'esempio fiammingo.

La Cappella Ovetari, seconda fase [modifica]

Trasporto del corpo di san Cristoforo, copia antica del museo Jacquemart-Andr

Assunzione della Vergine (dettaglio) Il 21 luglio 1452 Mantegna termin a Padova la lunetta per il portale maggiore della basilica del Santo con il Monogramma di Cristo tra i santi Antonio da Padova e Bernardino, oggi conservata al Museo Antoniano. In quest'opera speriment per la prima volta gli scorci da sott'in su che applic poi nei restanti affreschi agli Eremitani. I lavori alla cappella Ovetari furono ripresi nel novembre 1453 e conclusi nel 1457. In questa seconda fase fu protagonista solo Mantegna, anche per la morte di Nicol Pizzolo (1453), che complet le Storie di san Giacomo, affresc la parete centrale con l'Assunzione della Vergine e infine si dedic al completamento del registro inferiore delle Storie di san Cristoforo, iniziate da Bono da Ferrara e da Ansuino da Forl, dove realizz due scene unificate: il Martirio e trasporto del corpo decapitato di san Cristoforo, le pi ambiziose dell'intero ciclo[6]. Discusso risulta il rapporto con Ansuino, che, se per alcuni sarebbe stato influenzato dal Mantegna, per altri ne sarebbe stato piuttosto un precursore[7].

Nel 1457 Imperatrice Ovetari intent una causa contro Mantegna poich nell'affresco dell'Assunzione aveva dipinto solo otto apostoli invece di dodici. Vennero chiamati a dare un parere i pittori Pietro da Milano e Giovanni Storlato che giustificarono la scelta di Mantegna per la mancanza di spazio. Pi sciolto rispetto alle Storie di san Giacomo appare l'episodio del Martirio di san Cristoforo, immediatamente successivo, dove le architetture hanno gi acquistato quel tratto illusionistico che fu una delle caratteristiche base di tutta la produzione di Mantegna. Nella parete sembra infatti aprirsi una loggia, dove ambientata la scena di martirio, con un'impostazione pi ariosa ed edifici tratti non solo dal mondo classico. Le figure, tratte anche dall'osservazione quotidiana, sono pi sciolte e psicologicamente individuate, con forme pi morbide, che suggeriscono l'influenza della pittura veneziana, in particolare di Giovanni Bellini, del quale dopotutto Mantegna spos la sorella nel 1454[5].

Polittico di San Luca [modifica]

Polittico di San Luca Durante i nove anni del lavoro alla Cappella Ovetari si and delineando lo stile inconfondibile di Mantegna, rendendolo immediatamente celebre e facendone uno degli artisti pi apprezzati della sua epoca. Nonostante l'impegno agli Eremitani, in quegli anni Mantegna sottintese anche ad altre commissioni, anche di notevole impegno. Del 1453-1454 il Polittico di San Luca per la cappella di San Luca nella basilica di Santa Giustina a Padova, ora alla pinacoteca di Brera. Il polittico composto da dodici scomparti organizzati su due registri. Nella pala si trovano fusi elementi arcaici, come il fondo oro e le diverse proporzioni tra le figure, ed elementi innovativi, come l'unificazione spaziale prospettica nel gradino in marmi policromi che fa da base ai santi del registro inferiore e la veduta scorciata dal basso dei personaggi del registro superiore, estremamente soldi e monumentali, che con la cornice originale (perduta) dovevano dare l'idea di affacciarsi da una loggia ad arcate, posta in alto rispetto al punto di vista dello spettatore. Le figure hanno contorni nitidi, evidenziati dalla brillantezza quasi metallica dei colori.

Sempre del 1454 la tavola con Sant'Eufemia al museo di Capodimonte di Napoli. Il dipinto ha un'ipostazione simile all'Assunzione della Vergine alla cappella Ovetari, con la santa di monumentale figura, data dalla visione scorciata dal basso, e inquadrata in un arco di saldo rigore prospettico, con festoni di derivazione squarcionesca. Al 1455-1460 viene poi fatto risalire il Bambino benedicente di Washington.

La Pala di San Zeno [modifica]

Pala di San Zeno La pala di San Zeno per il coro della chiesa di San Zeno a Verona venne commissionata da Gregorio Correr, abate della chiesa, nel 1456 e realizzata tra il 1457 e 1459. Si tratta della prima pala pienamente rinascimentale dipinta in Italia settentrionale. La cornice solo in apparenza divide la pala in un trittico: in realt la cornice reale viene infatti illusivamente continuata dal portico, delimitato da colonne, in cui racchiusa la Sacra Conversazione; Mantegna fece anche aprire una finestra nella chiesa che illuminava la pala da destra in modo da far coincidere l'illuminazione reale con quella dipinta. Le architetture hanno infatti acquistato quel tratto illusionistico che fu una delle caratteristiche base di tutta la produzione di Mantegna. Il punto di vista ribassato intensifica la monumentalit delle figure e accresce il coinvolgimento dello spettatore, che viene chiamato in causa anche dallo sguardo diretto di san Pietro. Le figure, con pose tratte anche dall'osservazione quotidiana, sono pi sciolte e psicologicamente individuate, con forme pi morbide, che suggeriscono l'influenza della pittura veneziana, in particolare di Giovanni Bellini. Nel disegno prospettico della sacra conversazione il punto di fuga la testa di Maria. Della predella fanno parte le tre scene con Orazione nell'orto e Resurrezione (conservate a Tours) e Crocifissione (conservata al Louvre).

Mantegna e Giovanni Bellini [modifica]

La Presentazione al Tempio di Andrea Mantegna

La Presentazione al Tempio di Giovanni Bellini Fin dagli esordi nella bottega di Squarcione, Mantegna ebbe ripetuti contatti con la bottega veneziana di Jacopo Bellini, tra gli ultimi esponenti della cultura tardogotica che proprio in quegli anni andava perseguendo un aggiornamento in senso rinascimentale iniziando a usare la prospettiva e che condivideva con Andrea il gusto per la citazione archeologica. Valutando le grandi potenzialit del giovane padovano, il Bellini matur la decisione di dargli in sposa la sua unica figlia Nicolosia nel 1453. Da allora i rapporti tra Mantegna e i pittori veneziani si fecero pi stretti, in particolar modo con il cognato coetaneo Giovanni Bellini. Il dialogo tra i due, particolarmente intenso durante gli anni cinquanta, si esplic nell'ammirazione e nel desiderio di emulazione del Bellini, che impar dal cognato la lezione di Donatello e ripropose spesso opere derivate dalle sue (come l'Orazione nell'orto o la Presentazione al Tempio). Lo stesso Mantegna mutu dal Bellini una maggiore scioltezza e individuazione psicologica per i personaggi, oltre a una pi fluida fusione di colore e luce. Quando Giovanni raggiunse la piena consapevolezza delle sue doti artistiche, le influenze di Mantegna si stemperarono gradualmente (cos come quelle del padre e del fratello Gentile).

Verso Mantova [modifica]Al 1456 risale la prima lettera di Ludovico Gonzaga che richiedeva Andrea come pittore di corte, dopo la partenza di Pisanello, forse il precedente incaricato. Il Gonzaga era il tipico principe umanista e condottiero, educato nell'infanzia da Vittorino da Feltre, che lo aveva avvicinato alla storia romana, alla poesia, alla matematica e all'astrologia. Non stupisce perci l'insistenza del marchese nel richiedere i servigi di Mantegna, che all'epoca era l'artista che maggiormente cercava di far rivivere il mondo classico nelle sue opere. Il programma di rinnovamento promosso dal Gonzaga aveva una portata pi ampia e coinvolse in quegli stessi anni anche altri artisti, quali Leon Battista Alberti e Luca Fancelli.

Mantova, Casa del Mantegna, dono di Ludovico III Gonzaga del 1476 Nel 1457 il marchese invit ufficialmente Andrea a trasferirsi a Mantova e il pittore si dichiar interessato, anche se gli impegni gi presi a Padova (come la Pala di San Zeno e altre opere) fecero rimandare di altri tre anni la sua partenza. Probabilmente c'erano anche ragioni personali nel ritardo: egli doveva ben sapere che trasferendosi a corte la sua vita di uomo e di artista sarebbe cambiata radicalmente, garantendogli s una tranquillit economica e una stabilit notevoli, ma privandolo anche della sua libert e allontanandolo da quel vivace ambiente dei nobili e degli umanisti padovani, nel quale era cos apprezzato. Tra il 1457 e il 1459 esegu il San Sebastiano, ora conservato a Vienna, che Roberto Longhi, sottolineando la raffinata calligrafia, datava al 1470 circa. Nel 1458 Mantegna e alcuni aiuti risultavano intenti ad affrescare le residenze ducali di Cavriana e di Goito, a cui seguirono alcuni anni dopo un ciclo omerico nel palazzo di Revere (1463-1464). Di questi cicli non resta niente. Alcuni ne hanno ravvisato un'eco nelle incisioni del maestro o della sua cerchia, come i due Baccanali (Baccanale con Sileno a Chatsworth, collezioni del duca di Devonshire e Chatsworth, e Baccanale con un tino a New York, Metropolitan Museum of Art) e la Zuffa di dei marini, sempre a Chatsworth).

Pittore di corte a Mantova [modifica]

Ritratto del cardinale Ludovico Trevisan Nel 1460 Mantegna si trasfer con tutta la famiglia a Mantova come pittore ufficiale di corte, ma anche come consigliere artistico e curatore delle raccolte d'arte. Qui ottenne uno stipendio fisso, un alloggio e l'onore di uno stemma araldico con il motto "par un dsir", vivendo alla corte dei Gonzaga fino alla morte. Tra le prime opere a cui l'artista mise mano ci fu una serie di ritratti, produzione tipica dei pittori di corte, commissionati sia dal marchese che da una serie di nobili e potenti in stretto rapporto con la corte. Spiccano il Ritratto del cardinale Ludovico Trevisan (14591460) e il Ritratto di Francesco Gonzaga (1461 circa).

La Cappella del Castello di San Giorgio [modifica]

Morte della Vergine

Il primo incarico ufficiale che Ludovico Gonzaga affid a Mantegna, prima ancora del suo trasferimento definitivo, fu quello di decorare la cappella del Castello di San Giorgio. Si trattava della cappella privata nel castello trecentesco che il marchese aveva eletto a sua residenza e che oggi un'ala di Palazzo Ducale. I lavori architettonici alla cappella erano iniziati nel 1459, nell'ambito di un progetto autocelebrativo per il concilio di Mantova (27 maggio 1459-19 gennaio 1460), ed erano stati compiuti secondo una consulenza del Mantegna stesso, come risulta da una lettera del marchese al Mantegna, datata 4 maggio 1459. Il piccolo ambiente, rifatto e ridecorato nel XVI secolo quando le sue decorazioni erano ormai disperse, era coperto da una cupoletta con lanterna, dove si aprivano alcune finestre. Per quanto riguarda la decorazione pittorica, Mantegna dipinse una grande pala, la Morte della Vergine, ora al Prado, che aveva una forma allungata, dotata originariamente di una parte superiore, segata in epoca imprecisata, del quale stata riconosciuta come fecente parte la tavoletta di Cristo con l'animula della Madonna (Ferrara, Pinacoteca Nazionale). Di grande illusionismo la presenza della veduta dipinta del lago del Mincio e del ponte di San Giorgio, che realmente era visibile dalle finestre del castello, e che Mantegna inser in seguito anche nella Camera Picta. Sempre della stessa decorazione fanno forse parte le tre tavole del trittico degli Uffizi (Ascensione, Adorazione dei Magi e Circoncisione), associate arbitrariamente in un'unica opera nel XIX secolo. Potrebbe per trattarsi anche di un'opera realizzata tra il 1466 e il 1467 durante due soggiorni a Firenze. Inoltre rimandano forse al quel progetto decorativo le tre incisioni con la Deposizione dalla croce, la Deposizione nel sepolcro e la Discesa al Limbo. Il 23 e 24 settembre del 1464 Andrea Mantegna, il pittore Samuele da Tradate, Felice Feliciano, copista e antiquario, e Giovanni Marcanova, ingegnere idraulico, compirono una gita in barca sul lago di Garda. Si trattava di una vera e propria spedizione archeologica alla ricerca di epigrafi antiche, che ben documenta la passione per il collezionismo di antichit di Mantegna e del gruppo di umanisti a lui vicino. Essi cercarono anche di emulare ritualmente il mondo classico: coronati di ghirlande di mirto ed edera, cantarono accompagnati dal liuto e invocarono la memoria di Marco Aurelio, che era rappresentato dall'imperator Samuele, mentre Andrea e Giovanni erano i consules. Alla fine della gita visitarono il tempio della Beata Vergine a Garda, a cui resero grazie.

La Camera degli Sposi [modifica]

Soffitto della Camera degli Sposi, Mantova Per approfondire, vedi la voce Camera degli Sposi. Nel 1465 Mantegna inizi una delle sue imprese decorative pi complesse, alla quale legata la sua fama. Si tratta della cosiddetta Camera degli Sposi, chiamata nei resoconti dell'epoca Camera picta, cio "camera dipinta", terminata nel 1474. L'ambiente di dimensioni medio-piccole occupa il primo piano della torre nord-orientale del Castello di San Giorgio ed aveva la duplice funzione di sala delle udienze (dove il marchese trattava affari pubblici) e camera da letto di rappresentanza, dove Ludovico si riuniva coi familiari. Mantegna studi una decorazione ad affresco che investiva tutte le pareti e le volte del soffitto, adeguandosi ai limiti architettonici dell'ambiente, ma al tempo stesso sfondando illusionisticamente le pareti con la pittura, che crea uno spazio dilatato ben oltre i limiti fisici della stanza. Motivo di raccordo tra le scene sulle pareti il finto zoccolo marmoreo che gira tutt'intorno nella fascia inferiore, sul quale poggiano i pilastri che suddividono le scene. Alcuni tendaggi di broccato affrescati svelano le scene principali, che sembrano svolgersi oltre un loggiato. La volta affrescata come se fosse sferoidale e presenta centralmente un oculo, da cui si sporgono fanciulle, putti, un pavone ed un vaso, stagliati sul cielo azzurro. Il tema generale una straordinaria celebrazione politico-dinastica dell'intera famiglia Gonzaga, con l'occasione della celebrazione dell'elezione a cardinale di Francesco Gonzaga. Sulla parete nord ritratto il momento in cui Ludovico riceve la notizia dell'elezione: grande l'attenzione ai particolari, alla verosimiglianza, all'esaltazione del lusso della corte. Sulla parete ovest rappresentato l'incontro, avvenuto nei pressi della citt di Bozzolo, tra il marchese e il figlio cardinale; la scena ha una certa fissit, determinata dalla staticit dei personaggi ritratti di profilo o di tre quarti per enfatizzare l'importanza del momento; sullo sfondo presente una Roma idealizzata, come augurio per il Cardinale.

Viaggi in Toscana [modifica]Durante i lunghi lavori alla Camera degli Sposi, condotti con particolare lentezza, come ha dimostrato anche il restauro del 1894-1987, Mantegna lavor forse anche ad altre opere, ma la loro consistenza ed individuazione particolarmente difficoltosa, per la mancanza di documentazione. Si sa che nel 1466 Mantegna fu a Firenze e a Siena e che nel 1467 torn di nuovo in Toscana. L'unica opera riferita a questi viaggi forse il Ritratto di Carlo de' Medici, che alcuni per ipotizzano risalente al Concilio di Mantova.

Sotto Federico I Gonzaga [modifica]

Cristo morto, Milano, Pinacoteca di Brera Nel giugno 1478 il marchese Ludovico scompariva e gli succedeva il figlio Federico, che avrebbe regnato per sei anni. Mantegna, sebbene spesso angustiato da ristrettezze economiche, era ben consapevole del rango di rilievo che occupava a corte ed era desideroso di un riconoscimento pubblico della sua fama, ricercando con caparbiet un titolo. Nel 1469 l'imperatore Federico III si trovava a Ferrara, dove Mantegna si rec personalmente per essere insignito come conte palatino. Non chiaro se ottenne o meno quello che desiderava, perch us tale titolo solo dopo il soggiorno romano. Le gratificazioni maggiori per le ottenne dai marchesi suoi benefattori. Nel 1484 ottenne il prestigioso titolo di cavaliere. A pochi anni dopo l'impresa di Mantova risale forse la decorazione della residenza marchionale di Bondanello (forse nel 1478), dove vennero affrescate due sale, completamente perdute con la distruzione dell'edificio nel XVIII secolo. Indizi archiviali hanno fatto pensare che potesse essere legata a questa impresa l'incisione con la Zuffa di dei marini. In questo periodo l'attivit di Mantegna fu densa di incombenze derivanti dal servizio di corte (miniature, arazzi, oreficerie e cassoni, che spesso erano creati su suo disegno), a cui vanno aggiunte le decorazioni derivanti dalla smania edilizia dei Gonzaga, dove il maestro doveva sorvegliare numerose maestranze. Tra i pochi dipinti pervenutici di questo periodo, alcuni collocano il celebre Cristo morto (Milano, Pinacoteca di Brera), le

cui datazioni proposte oscillano per nel complesso tra la fine del periodo padovano e il 1501 e poi, quindi un periodo amplissimo. L'intelaiatura prospettica del corpo di Cristo visto in un ripido scorcio celebre, anche per l'illusione che il redentore "segua" lo spettatore in ogni spostamento, secondo un criterio illusivo che affine a quello dell'Oculo nella Camera degli Sposi e che eclissa quasi, con il suo carattere strabiliante, gli altri valori espressivi dell'opera. Nel 1480 circa realizz il San Sebastiano, ora conservato al Louvre, in occasione probabilmente del matrimonio, svoltosi l'anno successivo, tra Chiara Gonzaga e Gilberto di Borbone-Montpensier e destinato alla chiesa d'Aigueperse en Auvergne, dove arriv nel 1481. Un esempio di come Mantegna fosse stimato e richiesto dai grandi del suo tempo testimoniato dai rapporti con Lorenzo il Magnifico, signore de facto di Firenze. Nel 1481 Andrea gli mand un dipinto e nel 1483 Lorenzo visit il suo studio, ammirandone le opere, ma anche la personale collezione di busti e oggetti antichi.

Sotto Francesco II Gonzaga [modifica]Il marchesato di Federico Gonzaga fu relativamente breve e a lui successe il figlio diciottenne Francesco, al potere fino al 1519. Il giovane erede, a differenza dei suoi predecessori, non aveva tra i suoi primari interessi l'arte e la letteratura, preferendo piuttosto portare avanti la tradizione militare della famiglia, diventando un noto condottiero. Tra i suoi passatempi preferiti c'erano le giostre e i tornei, oltre che la tenuta di scuderie celebri per i suoi cavalli. Francesco fu comunque tutt'altro che estraneo al mecenatismo, continuando l'opera dei suoi predecessori in quanto a creazione di nuove architetture e realizzazioni di grandi cicli decorativi, anche se maggiore era il legame di queste commissioni con le sue imprese militari, tanto che il poeta ferrarese Ercole Strozzi lo defin il "nuovo Cesare". In questo clima venne avviata da Mantegna la realizzazione dei Trionfi, una delle opere pi celebrate del tempo, che occup l'artista dal 1485 circa fino alla morte.

I Trionfi di Cesare [modifica]

Trionfi di Cesare, prima tela, Trombettieri e portatori di insegne L'ambizioso progetto dei Trionfi di Cesare, nove tele monumentali che ricreavano la pittura trionfale dell'Antica Roma, oggi conservate nel Palazzo Reale di Hampton Court a Londra, venne iniziato verso il 1485, ancora in lavorazione nel 1492, reso pubblico in parte nel 1501 e concluso entro il 1505. Di un decimo "Trionfo" denominato i Senatori esiste solo una stampa derivata dal cartone preparatorio. Ispirandosi a fonti antiche e moderne e alle rare raffigurazioni su sarcofagi e rilievi vari, Mantegna ricre la processione trionfale, che in origine doveva apparire, tramite apposite cornici, come un'unica lunga scena che veniva vista come attraverso un loggiato. Il risultato fu un'eroica esaltazione di un mondo perduto, con una solennit non minore di quella della Camera degli Sposi, ma pi mossa, avvincente ed attuale[8]. Dopo la morte del maestro, Francesco II destin le tele a una lunga galleria del palazzo San Sebastiano, che si era appena fatto costruire, usando probabilmente una serie di pilastrini intagliati e dorati per incorniciarle, dei quali restano alcuni esemplari a palazzo Ducale. Il ciclo divenne subito uno dei tesori pi ammirati della citt gonzaghesca, celebrato da ambasciatori e visitatori di passaggio. Nel 1626 sette delle tele erano state spostate a palazzo Ducale, con due di Lorenzo Costa. Vasari li vide e li descrisse come "la miglior cosa che [Mantegna] lavorasse mai".

Il soggiorno romano [modifica]

Cristo in piet sorretto da due angeli Nel 1487 papa Innocenzo VIII scrisse a Francesco Gonzaga pregandolo di inviare Mantegna a Roma, poich intendeva affidargli la decorazione della cappella del nuovo edificio del Belvedere in Vaticano. Il maestro part nel 1488, con una presentazione del marchese datata 10 giugno 1488. Poco prima di lasciare Mantova Andrea forn forse le indicazioni e i disegni per quattro tondi ad affresco (Ascensione, Santi Andrea e Longino - datato 1488 - Deposizione e Sacra Famiglia coi santi Elisabetta e Giovannino) destinati all'atrio della chiesa di Sant'Andrea, ritrovati in cattivo stato nel 1915 sotto un intonaco di epoca neoclassica che li replicava. Dopo il restauro del 1961 l'Ascensione venne attribuita a Mantegna e gli altri alla sua cerchia o al Correggio. La critica pi recente per ha accettato come del maestro la sola sinopia dell'Ascensione. Il 31 gennaio 1489 Mantegna era a Roma e scriveva al marchese di Mantova per raccomandarsi sulla conservazione dei Trionfi di Cesare, mentre in un'altra lettera dello stesso anno, datata 15 giugno, il maestro descrisse i lavori in corso, che riguardavano una perduta cappella[9], aggiungendo, per divertire Sua Eccellenza, notizie amene sulla corte romana, con un'allegria che contrasta con l'immagine tradizionale dell'uomo avvolto da un'aura di accigliata classicit. Il Mantegna, abituato a condurre una vita agiata ed a ricevere doni e onorificenze, ma sopportava il trattamento spartano ricevuto in Vaticano, che nel corso dei due anni lo risarc solo delle spese sostenute. Le vecchie descrizioni della cappella, che conteneva le Storie di Giovanni Battista e dell'infanzia di Cristo, ricordano le vedute "amenissime" di citt e villaggi, i finti marmi e la finta intelaiatura architettonica, con cupoletta, festoni, putti, cherubini, allegorie di

Virt, figure isolate di santi, un ritratto del papa committente e una targa dedicatoria datata 1490. Vasari scrisse che le quelle pitture "paiono una cosa miniata". A Vasari risale anche l'attribuzione al periodo romano della Madonna delle Cave, oggi agli Uffizi, dove il passaggio tra la luce e l'ombra, rispettivamente nei passaggi a destra e a sinistra delle figure centrali, stato interpretato come un'allegoria della Redenzione. Spesso associata a questa tavola anche il Cristo in piet sorretto da due angeli di Copenaghen per la presenza pure di cavatori nello sfondo; altri la attribuiscono al periodo immediatamente successivo (1490-1500). Nel 1490 l'artista torn a Mantova. Controverso fu il rapporto di Mantegna con le antichit della citt eterna: nonostante fosse il pittore che pi di ogni altro aveva dimostrato interesse verso il mondo classico, le rovine della Roma antica sembrano lasciarlo indifferente; non ne parla nelle sue lettere e non compaiono nella sua produzione pittorica successiva.

Anni novanta [modifica]

Madonna della Vittoria

Pala Trivulzio Tornato a Mantova l'artista si dedic innanzitutto alla continuazione della serie dei Trionfi. Nonostante la vastit e l'ambizione dell'opera, Mantegna lavor duro a molte altre commissioni e le numerose lettere di sollecito ricevute da committenti e mecenati sono una testimonianza delle richieste ottenute, ben oltre le sue possibilit. Sotto la sua guida, tra il 1491 e il 1494, vari pittori affrescarono nella residenza marchionale di Marmirolo (pure distrutta), alcune sale, dette "dei Cavalli", "del Mappamondo", "delle Citt" e "Greca". In quest'ultima si trovavano vedute di Costantinopoli ed altre citt levantine, con interni di moschee, bagni e altre turcherie varie. Sempre a Marmirolo si trovava poi una perduta serie di altri Trionfi, forse quelli di Petrarca o pi probabilmente di Alessandro Magno. Queste opere, trasportate a Mantova nel 1506 per fare da sfondo a uno spettacolo, sono state talvolta confuse con i Trionfi di Cesare, complicando ulteriormente l'aggrovigliata ricostruzione storica delle tele oggi a Londra. Al 1490-1500 risalgono forse i monocromi a soggetto biblico, custoditi al Museo di Cincinnati, alla National Gallery of Ireland di Dublino, a Vienna, al Louvre e alla National Gallery di Londra. In questi anni sono raggruppate dagli storici una serie di opere accomunate da affinit tecniche, come la sottile stesura della tempera che lascia trasparire la grana della tela. Tra le Madonne col Bambino, la pi antica forse la Madonna Poldi-Pezzoli, affine alla Madonna Butler (New York, Metropolitan Museum) ed alla Madonna dell'Accademia Carrara.

Madonna della Vittoria [modifica]Per la vittoria di Francesco II nella battaglia di Fornovo (1495), che cacci temporaneamente i Francesi dall'Italia, venne commissionata a Mantegna la grande pala

detta Madonna della Vittoria come ex voto, terminata nel 1496 e destinata alla chiesa di Santa Maria della Vittoria appositamente eretta. Il dipinto venne fatto pagare a un ebreo mantovano, colpevole di aver rimosso dalla facciata della sua casa un'immagine della Vergine, per sostituirla con il suo stemma. Il marchese stesso venne rappresentato in ginocchio ai piedi del trono della Vergine, mentre sorride e ne ricevere la benedizione. La pala, oggi al Louvre, caratterizzata da un'esuberanza decorativa che ricorda le opere del periodo padovano e del primo periodo mantovano, con una profusione di marmi, cornici, festoni di frutta, fili di vetro e corallo, uccelli e finti bassorilievi. La Madonna della Vittoria ha affinit con alcuni gruppi di Sacre famiglie, titpici della produzione di questo periodo, come quello al Kimbell Art Museum e quello al Metropolitan Museum.

Pala Trivulzio [modifica]L'altra grande opera di questo periodo la Pala Trivulzio (1497), gi destinata all'altare maggiore della chiesa di Santa Maria in Organo a Verona e oggi nella Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano.

Lo Studiolo di Isabella d'Este [modifica]

Il Parnaso

Il Trionfo della Virt

Isabella d'Este, unanimemente considerata come una delle donne pi colte del Rinascimento, arriv a Mantova come sposa di Francesco Gonzaga nel 1490. Port con s un seguito di artisti ferraresi dalla sua citt natale, a Mantegna si preoccup subito di conquistare i favori della giovane marchesa, facendosi raccomandare dal suo precettore Battista Guarino. Isabella, che a Mantova approfond i propri interessi culturali e resse anche lo Stato quando il marito si trovava in guerra, ebbe un rapporto per alcuni versi controverso con Mantegna. Pur mostrando di apprezzarne le doti, essa riteneva che non fosse sufficientemente bravo nei ritratti, cercando in questo di avvalersi di altri artisti, come ad esempio Leonardo da Vinci. L'infaticabile e incontentabile attivit di Isabella come collezionista di opere d'arte, gemme, statue e oggetti di pregio, che tramite i suoi agenti cercava in tutta Europa, culmin nella creazione di uno studiolo nel castello di San Giorgio, un ambiente privato ispirato a quelli di Urbino e di Gubbio, che aveva avuto modo di vedere in compagnia dell'affezionata cognata Elisabetta Gonzaga, maritata Montefeltro. Per impreziosire questo ambiente, l'unico del genere appartenente a una donna, commission varie opere d'arte a tema mitologico, allegorico ed erudito, avvalendosi spesso proprio di Mantegna. Nelle due tele del Parnaso (1497) e del cosiddetto Trionfo della Virt (1499-1502) l'artista speriment composizioni ricche di personaggi, con complesse letture allegoriche. una terza tela Isabella d'Este nel regno di Armonia venne disegnato da Mantegna e completato, a causa della sua morte, da Lorenzo Costa. In queste opere pesa il soggetto vincolante deciso dai consiglieri della marchesa, come Paride da Ceresara, che misero in difficolt altri artisti chiamati da Isabella come il Perugino, la cui opera non venne considerata soddisfacente, e Giovanni Bellini, che arriv a declinare l'incarico. Per venire incontro ai gusti della marchesa, Mantegna aggiorn il proprio stile, aderendo a un certo colorismo che allora dominava la scena artistica in Italia, ed ammorbidendo alcuni tratti della sua arte, con pose pi elaborate delle figure, dinamismo e complicati scorci paesaggistici.

Le grisaglie [modifica]Dal 1495 circa Mantegna avvi una prolifica produzione di dipinti di soggetto biblico a grisaglia, cio imitanti la scultura monocromatica. Si confront probabilmente anche alla produzione di scultori come i Lombardo o l'Antico. Alcuni hanno attribuito a Mantegna un affresco di alcuni stemmi, circondati da satiri, delfini e teste d'ariete a grisaille, su sfondo in finto marmo , che presentano la data in lettere romane 1504. Scoperto a Feltre durante lavori di restauro nell'antico Vescovado nel 2006, fu dipinto per il santo e vescovo locale Antonio Pizzamano[10].

La produzione estrema [modifica]

Battesimo di Cristo La produzione estrema di Mantegna quella del 1505-1506, legata ad opere dal sapore amaro e malinconico, accomunate da uno stile diverso, legato a toni bruni e un innovativo uso della luce e del movimento. Sono attribuite a questa fase le due tele destinate alla sua cappella di sepoltura nella basilica di Sant'Andrea, il Battesimo di Cristo e la Sacra Famiglia con la famiglia di Giovanni Battista, e l'amaro San Sebastiano, dove un cartiglio riflette sulla caducit della vita.

La morte [modifica]Il 13 settembre 1506 Andrea Mantegna moriva a 75 anni. L'ultimo periodo della sua vita fu funestato da difficolt economiche pressanti e da una visione sempre pi malinconica del suo ruolo di artista, ormai scalzato dalle nuove generazioni che proponevano un classicismo pi morbido ed accattivante[11]. La scomparsa del maestro gener molti attestati di stima e rincrescimento, tra cui resta quello di Albrecht Drer, che dichiar di aver provato "il pi grande dolore della sua vita". Il maestro tedesco era infatti a Venezia ed aveva in programma un viaggio a Mantova proprio per conoscere il tanto stimato collega[11]. L'ammirazione per la sua figura non si tradusse per, in generale, in un seguito artistico, essendo la sua arte austera e vigorosa ormai considerata sorpassata dalle incalzanti novit dell'inizio del secolo, ritenute pi adatte ad esprimere i moti dell'anima in quell'epoca[11]. Forse l'unico, grande maestro a seguire echi di Mantegna nell'illusionismo poderoso delle pitture fu Correggio, che si fu in giovent proprio a Mantova decorando la cappella funebre dell'artista in Sant'Andrea.

Le fattezze di Mantegna [modifica]

Autoritratto nella Cappella Ovetari

Dettaglio della Presentazione al Tempio con il presunto autoritratto giovanile di Mantegna Di Mantegna si conoscono alcuni presunti autoritratti: i pi antichi si trovano nella Cappella Ovetari e sono costituiti da una figura nel Giudizio di san Giacomo (la prima a sinistra) e in una testa gigantesca nell'arcone, che faceva pendant con quella del suo collega Nicol Pizzolo; un terzo forse nel medaglione a destra del pulpito nella Predica di san Giacomo. Un altro autoritratto giovanile indicato nella figura e destra del gruppo sacro nella Presentazione al Tempio; due si trovano poi abilmente celati nella camera degli Sposi, in un mascherone a grisaille e in una vaporosa nube, dove appena visibile un profilo maschile somigliante al personaggio nella Presentazione[12]. Un perduto ritratto di Mantegna anziano venne disegnato da Leonardo da Vinci durante il soggiorno a Mantova tra il 1499 e il 1500. Dell'opera si conoscono alcune presunte derivazioni, come un'incisione di Giovanni Antonio da Brescia, conservata al British Museum e raffigurante un uomo con copricapo[2].

Il ritratto pi conosciuto di Mantegna comunque quello effigiato nel busto clipeato posto all'entrata della sua cappella funebre nella chiesa di Sant'Andrea a Mantova, a cui si rifece ad esempio l'incisore che cur l'edizione del 1558 delle Vite di Giorgio Vasari. Si tratta di un ritratto ideale che riprende il modello romano di intellettuale coronato d'alloro, ma che ha anche una certa profondit fisiognomica, ritraendo il pittore sui cinquant'anni e caratterizzandolo con un'espressione nobile e austera[2].

Andrea Mantegna, uno dei principali artisti rinascimentali attivi nel nord Italia. nacque a Isola di Carturo (dal 1963 Isola Mantegna) verso la fine del 1430, inizi del 1431. Ancora bambino viene accolto, a Padova, da Francesco Squarcione, artista appassionato di archeologia classica, nella cui bottega Andrea Mantegna acquisisce una profonda conoscenza dellarte antica, cosa che concorre alla sua formazione. A Padova la Cappella degli Scovegni gi custodiva opere di Giotto ed in quel tempo, dipingevano pittori come Paolo Uccello e Filippo Lippi, mentre famose fonderie lavoravano per Donatello. In quel clima il genio di Mantegna trov lambiente adatto per sviluppare ed esprimere la sua creativit e la sua carica innovativa. Con gli affreschi eseguiti nei primi anni della sua attivit, nella Cappella Ovetari, distrutta dalla guerra, il Mantegna utilizza un disegno incisivo dove le forme si stagliano nettamente sul fondo, con un profilo angoloso e con una prospettiva capace di dare monumentalit alle scene e ai personaggi che le animano dando vita alla sua opera pi rivoluzionaria.

Trittico di San Zeno Maggiore a Verona

Nel 1457 Andrea Mantegna riceve la commissione per il Polittico di San Zeno per la chiesa del Santo a Verona. e crea uno dei suoi massimi capolavori.

La scena principale della Sacra Conversazione rappresentata allinterno di un quadriportico classico. La cornice reale viene illusivamente continuata dal portico, delimitato da colonne, in cui racchiusa la Sacra Conversazione.

Il Mantegna fece aprire una finestra per illuminare la pala da destra in modo da far coincidere lilluminazione reale con quella dipinta.

Andrea Mantegna alla corte dei Gonzaga Nel 1460 Andrea Mantegna fu invitato da Ludovico Gonzaga a Mantova dove diventer artista di corte. Qui Mantegna lavora alla decorazione della Camera degli sposi nel Palazzo Ducale, per la quale idea una serie di grandi scene con punto di vista unico coincidente con il centro della stanza e una fonte di luce che corrisponde a quella reale, terminando gli affreschi presumibilmente nel 1474.

Durante la sua permanenza alla corte dei Gonzaga, Andrea Mantegna dipinge ritratti dei personaggi di corte ed una serie di piccol che in origine dovevano essere collegate tra loro, ma che oggi si trovano smembrate in vari musei.

Da ricordare "La morte della Vergine" del 1461, oggi al museo del Prado di Madrid ed il cosiddetto "Trittico degli Uffizi" di cui fa famosa "Adorazione dei Magi", del 1462.

Negli sfondi dei dipinti di Andrea Mantegna ricorrono frequentemente frammenti architettonici e scultorei di et classica, come nel "San Sebastiano" dipinto nel 1480 e conservato al Museo del Louvre a Parigi.

Probabilmente al periodo 1480-1490 appartien pittorica del Mantegna, un dipinto famoso Pinacoteca di Brera.

"Cristo morto", la tempera su tela frutto della

prospettiva originale e conservato a Milano al

Alla fine del quattrocento, dopo due anni passati a Roma presso la corte papale, Andrea Mantegna a Mantova dove dipinge la "Madonna della vittoria" commissionatagli da Francesco Gonzaga per celebrare la vittoria ottenuta nella battaglia di Fornovo del 1495 e, nel 1497, dipinge per la chiesa di Santa Maria in Organo a Verona "la Madonna di Trivulzio".

Per Isabella d'Este il Mantegna dipinge due tele a carattere mitologico: il "Parnaso" e "Minerva che caccia i vizi", 1497, ed una terza tela rappresentante la "Favola del dio Como" rimasta incompiuta per della morte de pittore il 13 settembre del 1506.

[Pittori famosi]

Andrea Mantegna pittore incisore italianoAndrea Mantegna pittore incisore italiano e nato nel 1431 nellIsola di Carturo e deceduto a Mantova il 13 settembre 1506 stato un pittore e incisore italiano. Formatosi nella bottega padovana dello Squarcione, li ha maturato il gusto per la citazione archeologica; ed li che venne anche a contatto con le novit dei toscani Fra Filippo Lippi, Paolo Uccello, Andrea del Castagno, e sopra tutti Donatello. Mantegna si affermato per la sua eccezzionale capacit di impaginazione prospettica, il gusto per il disegno di alto dettaglio e per la forma monumentale delle figure, con forti analogie con lopera di Melozzo da Forl. Le influenze significative: Ebbe unulteriore influenza dal contatto con le opere di Piero della Francesca a Ferrara, marc ancora di pi i suoi risultati sullo studio prospettico tanto da raggiungere livelli illusionistici, che saranno tipici di tutta la pittura nord italiana. Attraverso la conoscenza delle opere di Giovanni Bellini, di cui sposer la sorella, le forme dei suoi personaggi si addolciscono, senza perdere monumentalit, e vengono inserite in scenografie pi ariose. Nel 1441 citato nei documenti padovani come apprendista e figlio adottivo del pittore Francesco Squarcione, infatti verso il 1445 si iscrive alla fraglia padovana dei pittori, citato appunto come figlio dello Squarcione. La sua educazione classica e le decorazioni: Ebbe uneducazione classica, che arricchisce con losservazione diretta di opere di Donatello. Nel 1448 si libera definitivamente della tutela dello Squarcione. Il 21 luglio 1452 termina la lunetta con i Santi Antonio e Bernardino per il portale maggiore della basilica del Santo a Padova, oggi conservata al Museo antoniano. Del 1455 inizia la decorazione della cappella Ovetari nella chiesa degli Eremitani dedicata ai santi Giacomo e Cristoforo, la decorazione venne commissionata da Imperatrice Ovetari, vedova del notaio Antonio, che aveva devoluto parte della sua eredit alla decorazione della cappella. Nel 1448 ella convoc due pittori padovani, Niccol Pizzolo e Andrea Mantegna, e due veneziani, Antonio Vivarini e Giovanni dAlemagna, affidando a ciascuna coppia di pittori la decorazione di met cappella, nel 1450 con la morte di Giovanni dAlemagna, Antonio Vivarini lascia i lavori, dopo aver completato le figure di evangelisti nella volta. Ai due subentrarono Bono da Ferrara e Ansuino da Forl. Mantegna esegu tutte le scene con Storie di san Giacomo e la fascia inferiore delle Storie di san Cristoforo, iniziate da Bono da Ferrara e da Ansuino da Forl. Il ciclo andato quasi interamente distrutto l11 marzo 1944 durante un bombardamento della seconda guerra mondiale: restano del Mantegna lAssunzione e il Martirio di san Cristoforo, scene staccate nel corso dellottocento, comunque lopera prima di venire distrutta pot essere fotografata nel suo complesso. Nell Andata di San Giacomo al martirio la linea

dellorizzonte alta, come se si vedesse limmagine dal basso, e le immagini sono solide, voluminose, quasi statuarie, a causa della fissit. Dietro ai personaggi, in evidenza si trova una volta a botte con cassettoni, un lato della quale si trova sopra il punto di fuga, dando alla scena una certa artificiosit; lo squarcio tra la folla, usato per dare profondit, una citazione di Donatello, il pezzo antico come in tutte le altre scene viene usato nella composizione per fornire una ricostruzione storica degli eventi recuperando la monumentalit del mondo romano che muta le figure in statue. Tra il 1457 e il 1459 esegu le scene con Il martirio di san Cristoforo e il Trasporto del corpo decapitato del santo, i due episodi sono inseriti in una loggia illusivamente costruita separati unicamente da una colonna della cornice, il paesaggio urbano, dominato da un palazzo ornato con lapidi antiche, pi arioso rispetto ai precedenti affreschi; La Pala per il coro della chiesa di San Zeno a Verona venne commissionata da Gregorio Correr, abate della chiesa nel 1456 e realizzata tra il 1457 e 1459. La cornice reale viene illusivamente continuata dal portico, delimitato da colonne, in cui racchiusa la Sacra Conversazione; il Mantegna fece inoltre aprire una finestra che illuminava la pala da destra in modo da far coincidere lilluminazione reale con quella dipinta. Della predella fanno parte le tre scene con Orazione nellorto e Resurrezione, a Tours, e Crocifissione, al Louvre. Nell Orazione il paesaggio pietrificato e desertico, quasi artificiale nella modellazione delle rocce; Ges prega su una roccia simile ad un altare, sulla destra. Il trasferimento a Mantova: Sullo sfondo si vede Gerusalemme, i cui edifici erano copiati da Roma e da Venezia, le mura restaurate. Nel 1459 si trasferisce a Mantova come pittore ufficiale di corte, ma anche come consigliere artistico e curatore delle raccolte darte, fino alla morte. Le tre incisioni con la Deposizione dalla croce, la Deposizione nel sepolcro e la Discesa al Limbo sono forse studi per la decorazione della distrutta cappella del castello; il trittico degli Uffizi formato dallAscensione, dallAdorazione dei Magi e dalla Circoncisione, messo insieme arbitrariamente, sarebbe ci che rimane di unopera per la cappella del castello citata nel 1464, oppure unopera realizzata tra il 1466 e il 1467, anni in cui soggiorna due volte a Firenze, per un membro della famiglia Medici. Nel 1462 esegue la tavola con La morte della Vergine, per la Cappella del Castello, ora al Prado; in una semplice stanza che si apre su un paesaggio lagunare colto dal vero, intorno al corpo della vergine si dispongono gli apostoli, la naturalezza della scene viene unita alla monumentalit dei personaggi. Tra il 1463 e il 1464 dirige i cantieri delle residenze ducali di Cavriana e di Goito, ed sempre di questo periodo il ciclo omerico nel palazzo di Revere. Tra il 1465 e il 1474, negli stessi anni cio in cui un altro grande della prospettiva, Melozzo da Forl lavora al Santuario di Loreto, realizza la decorazione ad affresco della cosiddetta Camera degli Sposi (Camera picta) nel castello di San Giorgio a Mantova, dedicata dal Mantegna a Ludovico Gonzaga e a sua moglie Barbara di Brandeburgo: non si esclude, in effetti, un influsso del Mantegna sul Melozzo. Lutilizzo della prospettiva d lillusione della presenza di un loggiato al posto delle pareti e della volta. Le immagini sono delimitate da finte architetture di paraste; la volta affrescata come se fosse sferoidale e presenta centralmente un oculo, da cui si sporgono fanciulle, putti, un pavone ed un vaso, che si stagliano sul cielo azzurro. Delle false tende tirate rivelano le scene, che celebrano lelezione a cardinale di Francesco Gonzaga. Sulla parete

nord ritratto il momento in cui Ludovico riceve la notizia dellelezione: grande lattenzione ai particolari, alla veridicit, allesaltazione del lusso della corte. Sulla parete ovest rappresentato lincontro, avvenuto nei pressi della citt di Bozzolo, tra il marchese e il figlio cardinale; la scena ha una certa fissit, determinata dai staticit dei personaggi ritratti di profilo o di tre quarti per enfatizzare limportanza del momento; sullo sfondo presente una Roma idealizzata, come augurio per il Cardinale. Stralci di critica e periodo romano: Limportanza del Mantegna data dalla sua capacit di coinvolgere emotivamente e quasi fisicamente losservatore della scena, rendendola quasi reale ed animata.Le nove tele con i Trionfi di Cesare, tutte conservate nel Palazzo Reale di Hampton Court a Londra, in cui la passione antiquaria si unisce alleredit medievale dellostentazione di prestigio, vennero iniziate nel 1486, ancora in lavorazione nel 1492, rese pubbliche in parte nel 1501 e comunque concluse entro il 1505. Fra il 1488 e il 1490 a Roma e lavora alla decorazione della cappella di Innocenzo VIII al Belvedere, ora scomparsa. Per il primo Studiolo di Isabella dEste nel Castello di San Giorgio esegue le tavole con Marte e Venere, detta il Parnaso, nel 1497, Minerva che scaccia i Vizi dal giardino delle Virt nel 1502. Tratto da http://www.pittorifamosi.it/pittori-famosi/andrea-mantegna-pittore-incisoreitaliano.php#ixzz1iMzOzA86

Andrea Mantegna

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Andrea Mantegna nacque a Isola di Carturo verso la fine del 1430, inizi del 1431. Verso i 10 anni si trasferisce a Padova dove entra nella bottega di Francesco Squarcione. In questa citt, a quel tempo, operavano artisti come Paolo Uccello, Filippo Lippi e Donatello quindi un panorama culturale ricco e stimolante per un giovane artista come Mantegna. Nel 1448 viene chiamato a far parte della squadra di artisti che decoravano la cappella Ovetari della chiesa degli Eremitani a Padova dove dipinse: Storie di San Giacomo e San Cristoforo. Di questo ciclo di affreschi oggi ci restano solo le figure di Apostoli, L'assunta dell'abside e le due storie del Martirio di San Cristoforo e il Trasporto del corpo del Santo che furono trasferite altrove a causa del loro cattivo stato di conservazione, gli altri affreschi rimasti in loco sono andati perduti durante l'ultima guerra mondiale. Comunque in queste opere possibile osservare il carattere dell'opera di Mantegna il quale utilizza un disegno incisivo dando alle forme un profilo angoloso che si staglia nettamente sul fondo, la prospettiva viene usata per dare monumentalit alle scene e ai personaggi che le animano. Nel Martirio di San Cristoforo e nel Trasporto del corpo del Santo possiamo notare una minor durezza e una minor asprezza dei colori, questo perch intanto il pittore era venuto in contatto con le opere di Gentile e Giovanni

Bellini caratterizzate da minore durezza rispetto alle sue; esemplare in questo senso L'orazione nell'orto della National Gallery di Londra. Di poco posteriore il Polittico di San Luca alla pinacoteca di Brera e la Sant'Eufemia della galleria di Capodimonte a Napoli. Nel 1457 riceve la commissione per il Polittico di San Zeno per la chiesa del santo a Verona che uno dei suoi massimi capolavori. La scena principale, rappresentante la sacra conversazione, rappresentata all'interno di un quadriportico classico; mentre nella predella sono dipinte Scene della Passione oggi conservate al Louvre e al museo di Tours, tra le quali la Crocifissione. Nel 1460 fu invitato da Ludovico Gonzaga a Mantova dove diventer artista di corte. Qui si dedica alla decorazione della Camera degli sposi nel palazzo ducale, per la quale idea una serie di grandi scene con punto di vista unico coincidente con il centro della stanza e una fonte di luce che corrisponde a quella reale. In alcune scene fa una ricostruzione precisa dei personaggi e dell'ambiente che si trovava alla corte dei Gonzaga, come l'Incontro di Ludovico Gonzaga con il figlio Francesco appena eletto cardinale e la Corte dei Gonzaga. Nella volta dipinge il famoso oculo circolare aperto verso uno splendido cielo dipinto, e dal quale si affacciano figure e animali. Gli affreschi per la camera degli sposi vengono terminati probabilmente nel 1474. Dipinge in questo periodo anche una serie di ritratti dei personaggi di corte e affresca una cappella del castello di San Giorgio oggi il tutto per andato perduto. Dipinge inoltre una serie di piccole tavole che in origine dovevano essere collegate tra loro, ma che oggi si trovano smembrate in vari musei, tra le quali La morte della Vergine oggi al museo del Prado di Madrid e il cosiddetto Trittico degli Uffizi di cui fa parte l'Adorazione dei Magi. Sempre a questo periodo appartengono il Cristo morto di Brera famoso per lo scorcio piuttosto ardito e il San Sebastiano del Museo del Louvre. Nel 1485 inizia una serie di grandi tele dipinte a tempera con il Trionfo di Cesare che per interrompe per un viaggio a Roma dove per Innocenzo VIII dipinge una cappella dei palazzi Vaticani poi andata distrutta nel 1780. Alla fine del quattrocento Mantegna a Mantova dove dipinge la Madonna della vittoria commissionatagli da Francesco Gonzaga per celebrare la vittoria ottenuta nella battaglia di Fornovo del 1495, nel 1497 dipinge per la chiesa di Santa Maria in Organo a Verona la Madonna di Trivulzio. Dipinge poi per lo studiolo di Isabella d'Este due tele a carattere mitologico: il Parnaso e Minerva che caccia i vizi, una terza tela rappresentante la Favola del dio Como rimase incompiuta a causa della morte dell'artista che avvenne il 13 settembre del 1506.